avete fatto un gran salto in avanti (non dovete scusarvi per l'invio dell'email precedente) e ponete domande - complesse - alle quali dare risposta non risulta immediato.
Sarò sintetico nel rilanciare uno stimolo alle 4 domande che ponete.
1: circa 10 anni fa fu pubblicato un libro intitolato "CLUE-TRAIN MANIFESTO". Si diceva all'epoca: "I mercati sono conversazioni". Sembrava forse oltraggioso per chi si occupava di televisione e pubblicità in quegli anni, oggi invece l'oltraggio è una realtà che sta modificando il modo di fare comunicazione ed il panorama delle aziende del mondo della pubblicità. Ci si avvicina, con sempre maggiore rapidità, ad un'economia dove il valore non è nel ritorno finanziario di breve termine, ma nelle persone - ovvero, nei clienti -.
E dove sono i clienti, oggi, se non dentro i social network? E' solo questione di tempo e non ci sarà altro media al di fuori di internet (certo, utilizzato attraverso terminali differenti: pc, telefono, auto, orologio, tv... ma sempre internet sullo sfondo). E' solo questione di tempo ed il divario generazionale che ancora oggi segna l'uso di internet sarà solo un ricordo.
E dove sono i clienti, oggi, se non dentro i social network? E' solo questione di tempo e non ci sarà altro media al di fuori di internet (certo, utilizzato attraverso terminali differenti: pc, telefono, auto, orologio, tv... ma sempre internet sullo sfondo). E' solo questione di tempo ed il divario generazionale che ancora oggi segna l'uso di internet sarà solo un ricordo.
2: CRITICAL CITY ha vinto un premio diversi premi per la carica innovativa del progetto. Appena 2-3 settimane fa c'è stata a Roma la premiazione 2010 dei progetti presentati sulla piattaforma Kublai (che fu il trampolino di lancio di Critical City lo scorso anno). Bene: l'Italia si conferma un paese di innovatori, quello che manca è una cultura e un'economia che supporti sviluppi solleciti animi faccia crescere questa innovazione. Altro ci sarebbe da dire ma vi lancio una proposta tra poche righe.
3: il benessere, dal mio punto di vista, è completamente slegato dal concetto moderno di benessere economico. O, meglio, sono 2 dimensioni differenti, e la prima è sganciata dalla seconda, mentre la seconda dipende strettamente dalla prima.
4: mentre riflettevo sulla vostra ultima domanda mi chiedevo come foste arrivati dal mio intervento sui social media a ragionare sul concetto di economia della felicità. Ed ho ricordato che, prima dell'economista americano Kahneman (documento word) insignito del nobel per le sue teorie di politica economica, era stato il giovane re birmano ad avvicinarsi alla sintesi "felice" tra dimensione economica e dimensione privata, tra benessere e numeri. A sostegno di quanto riportato al punto 3 vi racconto questo aneddoto personale:
mio figlio ha 10 anni. A ridosso dell'ultimo Natale io e la mia compagna abbiamo scoperto che il piccolo aveva costruito un sistema di bugie tale che era diventato piu grande di quanto lui potesse immaginare, e che era sostanzialmente mirato a poter passare piu tempo a giocare che a studiare (diciamo che aveva abusato della nostra "economia della fiducia"). A Natale ha ricevuto i regali, che erano stati comprati già da tempo, ma con l'avvertenza di non potervi giocare fino a quando non avessimo ristabilito un sano equilibrio nel nostro reciproco rapporto fiduciario. Tra i regali, figuravano alcuni titoli per PS2 e WII. Quando la scorsa settimana abbiamo rincontrato la sua insegnante, e ci siamo accertati che eravamo nella giusta direzione, gli abbiamo permesso di poter usufruire di un solo titolo tra quelli regalati a Natale, ed in particolare di un gioco dalle evidenti finalità didattiche (WII Music). Era da tempo che non lo vedevo affezionarsi ad un gioco come in questa occasione. Vedo in lui lo stesso attaccamento che nutrivo io quando ancora esistevano i negozi di dischi, io ero adolescente, e comprare musica era un "lusso" - poi l'avvento del digitale ha alterato questo legame di fruizione -. In sintesi: cio`che ho notato è che quando riceveva in passato 3 giochi allo stesso tempo, era come "confuso" o "abituato" ad averli. Aver invece vissuto questa dimensione della privazione, e poi della scarsezza, ha restituito un senso differente alla sua esperienza.
Quindi chiedo: secondo voi, cos'è l'economia della felicità?
Il giorno 14/feb/10, alle ore 14:01, Claudio ha scritto:
Nessun commento:
Posta un commento